L’anno scorso, la celebrazione della riunificazione della regione Primorska nella terra d’origine slovena si è svolta a Nova Gorica il 15 settembre. Lo stesso giorno ha segnato la celebrazione del 70 ° anniversario dell’inizio della costruzione della nuova città (Nova Gorica) lungo il confine. Non c’è modo di negare o addirittura di nascondere gli orrori subiti dal popolo sloveno sul versante italiano del confine dopo l’attuazione del trattato di Rapallo del 1920 che annesse la regione della Primorska all’Italia. Due anni dopo, tuttavia, dopo la nascita del fascismo, la sofferenza si intensificò solo per gli sloveni. La lingua slovena fu proibita in pubblico e ogni piccola violazione fu severamente punita dai Carabinieri con torture e persino le morti degli sloveni nelle prigioni italiane furono registrate come dovute a semplici infrazioni al divieto di parlare sloveno nel territorio.
Verso la fine della seconda guerra mondiale si concluse il terrore seminato dal fascismo e la regione della Primorska, situata nel territorio conteso tra Italia e Jugoslavia, fu di riconsegnata al nuovo stato slavo emergente.
Come Tito ha conquistato e perso Trieste, Gorizia ed il Friuli Venezia Giulia
La prima divisione del territorio costiero ebbe luogo alla Conferenza di pace di Versailles alla fine della prima guerra mondiale, dove i vincitori ridisegnarono la mappa e delinearono la nuova Europa.
Sebbene gli Stati Uniti non furono mai formalmente coinvolti nella coalizione delle forze alleate, a causa della loro partecipazione alla guerra, gli americani presero parte alla conferenza di pace. A causa dello spostamento delle forze alleate durante la guerra, l’Italia reclamava nuove terre che includevano la regione della Primorska. Gli americani cercarono di contrastare le loro richieste con la proposta Wilson Line che stabiliva il confine tra i Regni dell’Italia e la Jugoslavia lungo una linea verticale sopra Rijeka in modo che il regno Jugoslavo includesse Idrija, Postojna e Senožeče che sarebbe diventata una città di confine insieme a Podgrad in Ilirska Bistrica. La Jugoslavia in seguito riuscì a negoziare il confine con il trattato di Rapallo, che consolidó il territorio italiano nel territorio nazionale sloveno. Come risultato, con l’ascesa del fascismo due anni dopo, molti più solveni sperimentarono il terrore fascista in maniera ancora maggiore di quanto sarebbe stato s ela line di Wilson fosse stata adottata alla conferenza di pace.
Venti anni dopo, iniziò un nuovo massacro di guerra di proporzioni globali e l’Italia scommise sul lato sbagliato e nel 1943 finì sul lato perdente. La resa dell’Italia agli Alleati fu firmata da Walter Bedell Smith e Giuseppe Castellano a Cassibile in Sicilia, e in essa l’Italia rinunciò al Friuli-Venezia Giulia come accordo per la resa. Questo territorio fu in seguito occupato dagli Alleati che avanzavano verso nord.
I negoziati tra Tito ed il maresciallo Alexander sul confine occidentale della Jugoslavia hanno avuto luogo anche durante la seconda guerra mondiale, prima nel luglio del 1944 e poi a Belgrado nel febbraio del 1945. Nell’ultimo incontro, il maresciallo Alexander ha enfatizzato la necessità di un accesso alleato a Trieste allo scopo di supportare le loro truppe avanzando attraverso l’Austria verso la Germania. Tito accettò l’amministrazione del Friuli-Venezia Giulia da parte dell’autorità militare alleata come negoziato dal maresciallo Alexander nell’incontro del 1944, a condizione che gli alleati riconoscessero i servizi amministrativi comunisti precedentemente stabiliti nella regione. Il maresciallo Alexander accettò e assicurò a Tito che l’autorità militare degli alleati non avrebbe messo a repentaglio le richieste territoriali jugoslave nei negoziati di pace. I membri dell’Alleanza volevano mantenere il controllo decisionale sui confini fino ai negoziati di pace per il termine del conflitto europeo ed alla firma della resa della Germania.
Nonostante le promesse degli alleati, Tito fu convinto dal ministro degli esteri Josip Smodlaka a non fidarsi delle promesse straniere, indipendentemente da quale parte provenissero e fare affidamento esclusivamente sulle capacità militari dei partigiani jugoslavi. Nei mesi successivi, nonostante le promesse di Tito agli Alleati, c’erano segnali che la Jugoslavia avesse intenzione di inglobare la regione del Friuli-Venezia Giulia ancor prima dei negoziati di pace.
Il 26 aprile, poco dopo l’ingresso dei partigiani , Borba, il giornale comunista ufficiale jugoslavo, annunciò l’ingresso nella regione Friuli Venezia Giulia in Jugoslavia da parte dei governanti comunisti locali dopo la resa dell’Italia e la rivendicazione della regione fu confermata in AVNOJ ( il Consiglio antifascista per la liberazione nazionale della Jugoslavia) e “che l’ingresso dell’esercito partigiano nella zona ha assicurato che anche il territorio del Friuli-Venezia Giulia, recentemente annesso, sarebbe rimasto jugoslavo”.
Il 1 ° maggio Tito annunciò che i partigiani avevano raggiunto il fiume Isonzo sul versante italiano e occupavano Trieste e Gorizia. Solo un giorno dopo, gli inglesi annunciarono che le loro unità neozelandesi occupavano quelle stesse città. A causa della contraddittoria dichiarazione britannica, il Comando partigiano annunció che l’ingresso degli alleati a Trieste e Gorizia “senza il loro permesso avrà conseguenze disastrose”. La leadership partigiana locale accusò gli inglesi di aver rotto un accordo tra Tito ed Alexander e di aver chiesto l’istituzione di un’autorità comunista nell’area. Tito chiese addirittura agli inglesi di ritirarsi sul lato ovest del fiume Isonzo, violando così chiaramente l’accordo che aveva stipulato con il maresciallo Tedesco Alexander.
Al fine di evitare ulteriori equivoci riguardo all’accordo, il maresciallo Alexander invió, l’8 di maggio, il suo capo di stato maggiore, generale luogotenente colonnello Morgan, in supporto a Tito, per presentare una versione scritta dei suoi accordi verbali durante gli incontri del 1944 e del 1945. Firmando l’accordo, Tito avrebbe assicurato il nuovo confine tra Italia e la Jugoslavia nel punto in cui si trova la foce del fiume Isonzo e Gorizia, Trieste e Monfalcone sarebbero diventate parte della Jugoslavia secondo i negoziati di pace. In cambio del territorio promesso, gli americani chiedevano solo che le unità partigiane si ritirassero dalla regione. Non firmando l’accordo, Tito ha sollevò dall’incarico il colonnello Morgan dicendo che “La situazione è cambiata, il problema non è più militare, ma piuttosto politico.” inoltre le unità partigiane dalla zona non sarebbero state ritirate.
Insieme a questo rifiuto, chiese inoltre la nomina di governatori comunisti per amministrare il territorio occupato del Friuli-Venezia Giulia e promise nuove conquiste territoriali ad ovest del fiume Isonzo durante i negoziati di pace.
Nei giorni seguenti, gli eventi si intensificarono quando i partigiani non riuscirono a conquistare Klagenfurt . Inoltre era ormai chiaro che le capacità tattiche dei militari partigiani erano inferiori a quelle delle forze britanniche ed americane. L’obiettivo degli Alleati era quello di istituire un’autorità militare alleata nella regione in vista dei negoziati di pace che avrebbero diviso il territorio tra i paesi. il 19 maggio Il maresciallo tedesco Alexander scrisse in un messaggio alle sue unità che stava cercando di raggiungere un compromesso con Tito pacificamente, ma senza successo. Sottolineò che gli alleati non si opponevano alle richieste territoriali jugoslave per il Friuli-Venezia Giulia, ma che Tito stava cercando di esercitare militarmente il controllo sulla regione. Il maresciallo Alexander ha concluso il suo messaggio dicendo “Azioni che assomigliano troppo da vicino a Hitler, Mussolini e il Giappone”.
Tito tentò campagne militari unilaterali nella regione e si oppose agli Alleati per aumentare il suo supporto al popolo jugoslavo, specialmente i serbi antipartigiani, e tentò di catturare l’attenzione di Stalin dimostrando il suo orientamento socialista nella condotta della politica estera verso gli alleati occidentali . Inoltre, queste non furono le ultime azioni di Tito che fecero arrabbiare gli americani e così nel 1954 sia Trieste che Gorizia ed il confine con l’Italia alla foce del fiume Isonzo furono presi dalle mani jugoslave.
La partenza della Jugoslavia dall’Occidente dopo la guerra
Dopo la fine della guerra, Tito sperava di tenere un piede in due scarpe: ideologicamente era connesso con l’Unione Sovietica, con l’aspettativa di assistenza da parte degli alleati, e contemporaneamente cercava di affermare la sua autorità nel territorio jugoslavo. In questo, i leader comunisti a Lubiana lo aiutarono fedelmente ma solo con le loro menzogne. Tutto ciò portò, in seguito all’ultima resa, Trieste, Gorizia e la regione Friuli-Venezia Giulia di nuovo in Italia abolendo così le zone di confine.
L’inizio delle dispute finali tra l’America e la Jugoslavia si trovano nella legge sulla nazionalizzazione, che è stata promulgata alla fine del 1946, e che ha minacciato gli americani di perdere delle compagnie tedesche, sequestrate durante la guerra nel territorio jugoslavo. Le dispute continuarono poi con un incidente che incluse la scomparsa di otto soldati britannici e sette prigionieri di guerra tedeschi nella zona occupata ”A” in Jugoslavia il 12 luglio . Poi un attacco da parte di unità militari jugoslave sul personale militare americano nella zona occupata il 13 luglio.
Il punto di rottura fu raggiunto nell’agosto del 1946 con attacchi jugoslavi contro gli aerei degli Stati Uniti sullo spazio aereo sloveno.
Gli americani usavano rotte regolari tra Vienna, Venezia e Roma durante le operazioni del dopoguerra. A volte, a causa delle condizioni meteorologiche sul Brennero, ed in altri momenti per ridurre le distanze di volo, i loro aerei da trasporto volavano nello spazio aereo jugoslavo sulla linea diretta Vienna-Italia. A quel tempo, Tito stava già cercando nuovi alleati, a causa degli sviluppi economici che prevedono le nazionalizzazioni, basate sull’ideologia, e che guardavano a esempi come il dittatore sovietico Stalin. Egli dimostrò il suo odio per l’Occidente proibendo le traversate aeree su spazio jugoslavo da parte delle potenze alleate e arrivando a far abbattere i loro aerei.
Il primo incidente dello spazio aereo sloveno ebbe luogo l’8 agosto 1946 quando le forze aeree jugoslave con base a Lubiana costrinsero un aereo da trasporto statunitense C-47 a schiantarsi in un campo vicino a Kranj. Uno dei membri dell’equipaggio degli Stati Uniti fu gravemente ferito da colpi di mitragliatrice, e gli altri furono detenuti dalla Jugoslavia in un albergo di Lubiana, dal quale gli americani protestarono ripetutamente e diplomaticamente in richiesta del loro rilascio. Il successivo incidente accadde il 19 agosto 1946 quando le forze aeree jugoslave di Lubiana fecero cadere un altro aereo da trasporto C-47, uccidendo tutti e cinque i membri dell’equipaggio. In una dichiarazione del 21 agosto, Tito contraddisse le dichiarazioni fatte dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Jugoslavia, Patterson, le quali affermavano che l’aereo era andato fuori strada a causa delle condizioni meteorologiche. Tito ha affermato di aver osservato cieli sereni il 19 agosto nella sua residenza estiva di Brdo pri Kranju. Sulla base dei dati ricevuti dal comando della Jugoslava Air Force a Lubiana, Tito ha dichiarato che dal 16 luglio all’8 agosto lo spazio aereo jugoslavo era stato violato da 172 aerei, per lo più bombardieri. Secondo lui, ciò costituiva un attacco diretto degli americani al nuovo regime comunista. I comandanti americani di Austria ed Italia, tuttavia, hanno confermato solo 74 aerei lungo questa linea, per lo più aerei da trasporto.
Un gran numero di giornali statunitensi e britannici hanno riportato questi incidenti. Il Chicago Daily Tribune ha persino dedicato tre pagine a queste notizie nel loro numero del 21 agosto. In entrambi i casi, la Jugoslavia ha negato ai funzionari degli Stati Uniti l’accesso ai siti degli incidenti. Gli Stati Uniti e l’ Europa si arrabiarono molto per gli eventi in Jugoslavia e per l’arroganza del maresciallo Tito riguardo all’uccisione dell’equipaggio dell’aereo da trasporto C-47. L’opinione pubblica si rivoltò contro la Jugoslavia e la proposta di collocare il confine lungo il fiume Isonzo sud fino alla foce del mare Adriatico svaní.
Gli americani si aspettavano rispetto per l’accordo di guerra tra Tito ed il maresciallo tedesco per destinare un nuovo territorio a una giovane terra, un’assegnazione che non tardòad arrivare , a causa dei tentativi di Tito di catturare l’attenzione di Stalin ed anche grazie alla sua affermazione che “la Jugoslavia è un paese pacifico, ma non a tutti i costi. ”
Tutte queste informazioni riguardanti la perdita di Trieste, la perdita di Gorizia e del confine meridionale lungo il fiume Isonzo sono rivelate nei documenti dell’ intelligence statunitense declassificati dalla CIA nel 2002. Questi documenti testimoniano l’arroganza del dittatore Tito nel periodo post-bellico e la sua inesperienza nella scena politica militare internazionale.
Tito, preferendo segnare punti politici all’interno della sua nazione, si lasciò sfuggire di mano Trieste, il porto più importante del Mare Adriatico settentrionale, oltre a Gorizia, la quale sarebbe stata rimpiazzata dalle autorità comuniste costruendo Nova Gorica. È una città che è ancora ricordata in un’iscrizione in pietra sul Sabotino che riporta il suo nome.. “TITO” che la Jugoslavia e ora la Slovenia avrebbero potuto mantenere la città di Gorizia dall’altra parte del confine. Gli sloveni stanno ancora oggi pagando la sua arroganza perché l’opinione del paese è ora divisa in due sulla costruzione di un secondo binario ferroviario per il più importante porto sloveno di Capodistria. Senza Tito e la sua incompetenza il porto sarebbe stato Trieste, città che ha già costruito una ferrovia a due binari fino a Sežana. Sfortunatamente, a causa dell’incompetenza delle autorità comuniste jugoslave e del maresciallo Tito questa rotta parte da Sežana attraversa il lato italiano del confine fino al porto italiano di Trieste.
Sebastjan J